Money for nothing
Siamo pieni di soldi, ricchi e sempre più ricchi. Nel mondo gira una massa di denaro sempre più grande, che si autoalimenta con velocità sorprendente, eppure a fronte di un eccesso di denaro di questa portata l’accesso alla liquidità è sempre più difficoltoso. La finanza globale non è mai stata più lontana dall’economia reale di quanto lo sia oggi, una autoreferenzialità che si traduce in numeri, e che impone policy alternative a quelle di oggi e che oggi non ci sono ancora.
Intorno a questi temi si sviluppa “Money for Nothing. Guida civica alla finanza per discutere comprendere e scegliere”, un libro pubblicato qualche settimana fa da “AltraEconomia” nella collana “Le talpe”. I curatori del volume sono Sebastiano Messina, che si occupa da trent’anni di finanza sostenibile e management per il terzo settore, e Dario Carrera, ricercatore sulla social innovation e Impact Economy, oltre che docente di Start up e business model alla Link di Roma. Money for Nothing conclude un fortunato ciclo di eventi sulla finanza a “impatto sociale” ospitato nel corso del 2022 proprio nell’Impact Hub Roma, di cui Dario Carrera, uno dei due autori e curatori del volume, è co-fondatore.
Nel libro i due autori affrontano i temi più sfidanti e controversi della finanza e restituiscono un panorama in cui prendono forma le asimmetrie tipiche di un contesto che sta cambiando rapidamente sulla spinta del digitale che cambia a sua volta sul modo di vivere, di lavorare e stare assieme delle persone. Esperti ed esperte dialogano con gli autori su alcuni temi fondamentali: la finanza globale, lo stato delle banche in Italia, l’accesso al credito e l’esclusione finanziaria, le criptovalute, il crowdfunding e il microcredito.
Il progetto editoriale consiste nel fornire uno strumento accessibile anche a chi non ha una formazione economica, ma vuole capirne di più, che per chi cerca un aggiornamento su temi economici-finanziari che già conosce.
Tra le suggestioni del lavoro di Carrera e Messina due sembrano essere più attuali che mai. La prima sta nell’effetto del digitale e della capacità di calcolo che aumenta ed accelera gli scambi moltiplicando ed aumentando una ricchezza che si concentra e si polarizza sempre di più a livello globale. La seconda sta nel rapporto tra finanza ed economia reale in un “locale” su cui si scaricano gli effetti collaterali delle contraddizioni e delle tensioni economiche e politiche globali.
Intorno ai temi della finanza e più prosaicamente dell’accesso al credito si potrebbero ridefinire secondo i due autori i termini di policy nuove per nuovo patto sociale tra cittadini e istituzioni. “Un nuovo contratto sociale tra cittadini e stato, in cui i primi hanno due opzioni per incidere nei cambiamenti”, una Voice, che consiste nell’organizzarsi e “fare valere la propria preferenza attraverso momenti partecipati e movimenti di opinione, oppure un’exit, una netta rescissione dal patto democratico, che lascia il passo al decisionista dei tecno-talenti” . La “Voice” passa dalla consapevolezza e dalla conoscenza: insomma dalla necessità di formare ed informare le persone per renderle capaci di partecipare attivamente e decidere.
Sempre sul tema della ricchezza e della redistribuzione esiste infine un filo rosso tra finanza e lavoro. Per più di un secolo abbiamo costruito sul lavoro non solo la redistribuzione del reddito e del valore generato, ma anche il senso e le relazioni che hanno regnato sulla partecipazione alla società e alle comunità. Come si tiene assieme una società in cui il lavoro diventa sempre più povero, in un contesto in cui conta solo la crescita spinta dalla finanza e non lo sviluppo? John Maynard Keynes profetizzava un tempo in cui l’uomo sarebbe stato liberato dal lavoro e immaginava una fase di transizione segnata dalla disoccupazione tecnologica. Oggi con lo sviluppo della tecnologia secondo alcuni ci avviciniamo a grandi passi ad un società senza lavoro, o comunque con meno lavoro, che non basterà per tutti.
Dopo anni di fiducia nel mercato, nella meritocrazia e nello sgocciolamento, e nonostante una crisi come quella del 2008 che sembrava dover ridisegnare il sistema dei fondi e delle banche, nel mondo della finanza non sembra essere cambiato nulla. Sta cambiando invece il modo con cui si guarda a questo mondo.
Diego Castagno