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Dentro al Festival Internazionale dell’Economia di Torino

“Chi possiede la conoscenza”, attorno a questo curioso e provocatorio claim si è sviluppato quest’anno il Festival Internazionale dell’Economia di Torino. Tra il 30 maggio e il 2 giugno, la terza edizione del Festival ha visto il coinvolgimento di diversi attori e settori: comunicazione, imprese, politiche urbane, sanità, trasporti, ricerca, formazione. Insomma un Festival che ha saputo allacciare più realtà e aprire l’economia al nostro contesto cittadino.
Ideato, progettato e organizzato dagli Editori Laterza, con la direzione scientifica Tito Boeri, professore e direttore del Dipartimento di Economia presso l’Università Bocconi di Milano e direttore scientifico fino al 2021 del Festival dell’Economia di Trento, il programma delle quattro giornate ha visto la partecipazione di una pluralità di figure professionali: presenti all’appello non solo economisti, ma anche neuroscienziati, storici, filosofi, giuristi, ingegneri, genetisti e musicisti, per un totale di 280 relatori (molti dei quali internazionali). Nel percorso preparatorio al Festival, è stato coinvolto anche il mondo delle università e delle scuole al fine di creare un ponte tra la manifestazione culturale e la comunità locale, promuovendo così un dialogo educativo intergenerazionale.
All’interno del programma, uno spazio rilevante è stato dato a interventi tenuti da personalità di spicco, tra queste tre Premi Nobel per l’Economia: David Card (2021), Angus Deaton (2015) e Michael Spence (2001). Insieme hanno contribuito a rendere il dibattito più ricco e sfaccettato, portando prospettive diverse e complementari e confermando il ruolo di crocevia di questo Festival per il dialogo tra differenti discipline.
Oltre a questi grandi nomi, centinaia di esperti si sono confrontati per discutere con il pubblico circa le future implicazioni e la gestione della conoscenza.
Attorno al tema principale, “Chi possiede la conoscenza”, si è fatta spazio una notevole varietà di argomenti: l’innovazione tecnologica e il suo impatto sul mercato del lavoro, la sostenibilità ambientale, la politica economica internazionale e le disuguaglianze sociali. Tutti questi fenomeni sono stati affrontati con un approccio interdisciplinare, mettendo in evidenza come l’economia non possa essere analizzata isolatamente ma necessiti di una comprensione approfondita delle dinamiche sociali, politiche e ambientali. Non a caso, infatti, il sito del Festival si apre con le seguenti parole: “Ricerca scientifica, divulgazione informale ma rigorosa, pluralismo delle idee, autonomia da condizionamenti politici ed economici: questi gli ingredienti del Festival Internazionale dell’Economia”.
Ma non sono state solo i grandi nomi dei partecipanti a promuovere questa kermesse. La manifestazione è stata infatti sposorizzata da molteplici realtà torinesi, riunite grazie al TOLC (Torino Local Committee): Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unioncamere Piemonte, Unione Industriali Torino e Legacoop, coordinati dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto.
Inoltre, il Festival ha puntato sul coinvolgimento del pubblico, con eventi aperti e accessibili a tutti: molte conferenze han reso disponibile in sala il servizio di traduzione nella lingua dei segni e molte altre son state trasmesse anche in streaming, permettendo a una fetta più ampia di cittadini di partecipare.
Uno degli aspetti più curiosi del Festival è stato l’inclusione di incontri e confronti diretti con gli ospiti. Professionisti del settore tecnologico hanno messo a disposizione le loro conoscenze e competenze per discutere, ad esempio, su come l’intelligenza artificiale e il machine learning stiano già rivoluzionando i processi produttivi o sulla tutela dei diritti nell’età dell’IA. Partendo da domande come “gli LLM ci toglieranno il lavoro?” o “quali ricadute a livello economico avrà l’IA, in particolare sui mercati emergenti?”, uno degli obiettivi del Festival è stato quello di esplorare in maniera multidisciplinare l’attuale fenomeno della transizione digitale.
Il digitale ha radicalmente trasformato ogni aspetto della nostra vita quotidiana: dalla prenotazione di un volo, alla scelta di un ristorante, alla visione di un film o all’ascolto di determinati generi musicali. Ha rivoluzionato il nostro modo di informarci, comunicare, fare acquisti, trovare lavoro e incontrare nuove persone. Ogni scelta che facciamo online genera una miriade di dati, una vera e propria miniera di conoscenza. Ma chi controlla e sfrutta questa enorme quantità di dati? E con quali obiettivi?
L’aggregazione delle informazioni ha portato a significative economie di scala, aumentando la concentrazione del potere economico. Piattaforme come Netflix, Spotify, Airbnb e Amazon ne sono esempi significativi. Allo stesso modo, i social media come Instagram, TikTok e X permettono a miliardi di persone di comunicare a costi praticamente nulli, poiché ora la moneta di scambio è la vendita dei dati. In che misura è possibile esercitare diritti di proprietà sulla conoscenza socialmente prodotta? A quali accorgimenti e tutele serve ora pensare?
“Oggi il progresso tecnologico è in gran parte legato alla conoscenza, all’uso delle informazioni per creare valore – ha sottolineato Tito Boeri, durante la presentazione – ragionare su questo processo, le sue dinamiche e le sue conseguenze è essenziale per comprendere il mondo in cui viviamo. I dati sono una vera miniera d’oro: possederli, non dal punto di vista materiale ma inteso come la capacità di usarli, significa trovarsi in una posizione di vantaggio”.
Molti sono gli interrogativi di questo tipo che emergono nell’era delle informazioni generate dalle macchine, come ChatGPT. Anche su questi quesiti si sono interrogati in maniera approfondita gli ospiti del Festival, poiché “il progresso tecnologico è un ingrediente cruciale della crescita economica”, come recitano i volantini e i manifesti pubblicitari.
Tenutosi in più sedi del capoluogo piemontese, il Festival ha dato la possibilità di scegliere non solamente tra più tipologie di incontri e di argomenti, ma anche tra diverse conferente programmate in contemporanea. Durante la seconda giornata, per esempio, mentre un vivace flusso di studenti stava affollando le sale del Collegio Carlo Alberto per approfondire le implicazioni della regolamentazione del settore tecnologico sulle due sponde dell’Atlantico, parallelamente, presso Palazzo Carignano, l’attenzione veniva rivolta all’Europa e al nuovo patto di stabilità, progettato per promuovere la sostenibilità del debito e stabilizzare l’economia del continente. Al contempo, di fronte, al Teatro Carignano, Fabiola Gianotti, direttrice generale del CERN di Ginevra, teneva una conferenza sull’impatto della scoperta del bosone di Higgs e sull’importanza della ricerca fondamentale in fisica per la nostra vita quotidiana. Insomma, il Festival ha offerto un’ampia varietà di opzioni anche simultanee, aprendo ulteriori opportunità di approfondimento e dibattito su temi differenti.
In ultimo, quest’edizione torinese ha dimostrato come l’economia possa essere pensata come una scienza sempre più interconnessa con altre realtà. Gli studi in materia economica non possono prescindere dal considerare anche l’impatto sociale a cui porteranno le scelte finanziarie e, viceversa, quanto l’impronta collettiva segni costantemente l’economia. Il successo del Festival Internazionale dell’Economia di Torino risiede pertanto nella sua capacità di essere un punto di incontro e di riflessione per diverse discipline, creando un dialogo che va oltre i confini tradizionali dell’economia. L’approccio multidisciplinare adottato ha arricchito il dibattito e ha dimostrato come le sfide economiche moderne richiedano una collaborazione tra vari settori per essere comprese e affrontate efficacemente. Torino, per quattro giorni, si è trasformata in un laboratorio di idee e innovazione, sottolineando l’importanza di una visione integrata e collaborativa per affrontare le sfide del futuro.

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