Verso una corsa allo spazio 2.0…
Dopo decenni di un interesse decisamente stemperato si può finalmente dire che la corsa allo spazio sia tornata.
E a partecipare questa volta non sono solo le due superpotenze mondiali, un tempo USA e URSS – oggi USA e Cina, ma anche privati e alcuni Stati che vogliono ritagliarsi una nicchia all’interno della space economy, puntando ad anticipare concorrenti in tutto il globo.
Tra questi Paesi l’Italia è senza dubbio in prima linea, con investimenti che in pochi anni ci hanno permesso di ambire al sorpasso sui francesi, con cui tuttavia resta salda una proficua collaborazione anche in ottica europea, come leader dei programmi spaziali UE.
Vi sono per l’Italia situazioni complesse da gestire a livello governativo. Sotto le luci della ribalta ad esempio l’utilizzo delle tecnologie satellitari di Elon Musk. La galassia di satelliti di Musk è infatti la più numerosa e tecnologicamente avanzata disponibile sul mercato, avanti di anni rispetto ai concorrenti, e l’idea di poter fruire delle sue innovazioni non può che essere centrale per un Paese che, come si è detto, vuole proporsi come pioniere delle tecnologie spaziali.
Secondo le indiscrezioni, infatti, Giorgia Meloni stessa si sarebbe informata con Elon Musk, con cui c’è un rapporto decisamente cordiale, per l’acquisto di tecnologie satellitare che rendano più sicure le comunicazioni sensibili a livello civile e militare. Nonostante le smentite, l’affare di per sé, al di là dei costi forse troppo elevati, non è certo privo di senso.
In tal senso l’Europa sconta infatti un ritardo di almeno 4 o 5 anni.
Quindi la ricerca di una soluzione “ponte” è con ogni probabilità una esigenza essenziale. Senza però trascurare un obiettivo altrettanto essenziale: la creazione di un sistema satellitare europeo autonomo e indipendente. Che risponda così sia a esigenze commerciali che a esigenze strategiche, politiche e militari.
Intanto, al di là delle questioni politiche internazionali, la recentissima inaugurazione dei primi laboratori della Città dell’Aerospazio di Torino ci offre un esempio interessantissimo di come questo settore potrebbe stimolare l’economia e l’occupazione e ci fa intuire verso dove dovrebbe puntare in futuro la bussola dell’aerospazio in Italia: Torino potrebbe aver definitivamente cambiato vocazione, dall’ormai morente trasporto su gomma, per… puntare finalmente alle stelle.