Un 2024 difficile per il settore manifatturiero
Sembra che il 2024 non inizi nel migliore dei modi per le imprese, con prospettive piuttosto difficili all’orizzonte. Le previsioni indicano una contrazione della produzione, del fatturato e un aumento previsto dei ricorsi alla cassa integrazione, con il 16% delle piccole e medie imprese che prevede di dovervi fare ricorso, rispetto all’11% dell’anno precedente. Questa situazione critica coinvolge anche il settore automotive, particolarmente rilevante per l’indotto torinese e influenzato dalle decisioni di Stellantis.
Anche se il primo semestre ha dato qualche segno di buona salute, il 2023 si è concluso al di sotto delle già negative previsioni, e i primi 6 mesi del 2024 si prospettano altrettanto difficili. Secondo l’indagine condotta dall’Ufficio Studi di API Torino, i principali indicatori economici segnalano un calo significativo: produzione -12%, ordini -8,7%, fatturato -10,3%. Fabio Schena, Responsabile dell’Ufficio Studi dell’Associazione delle PMI, descrive il quadro previsto per i primi 6 mesi del 2024 come “nerissimo”, con una fase di contrazione economica in arrivo.
Sebbene il saldo tra ottimismo e pessimismo sia in flessione, il 38,2% delle imprese ha in programma nuovi investimenti, focalizzandosi sull’acquisto di attrezzature, sviluppo delle competenze, ricerca, sviluppo digitale. Tuttavia, le preoccupazioni principali riguardano l’occupazione. È previsto un aumento delle imprese che prevedono di ricorrere alla cassa integrazione (16% rispetto all’attuale 11,8%) e una diminuzione delle nuove assunzioni previste (41% rispetto al precedente 45,7%).
In particolare, le imprese manifatturiere nell’industria e nella filiera della mobilità sono particolarmente pessimiste, mentre quelle dedite ai servizi mostrano un grado di fiducia superiore. Questo scenario complesso e mutevole evidenzia una serie di sfide che le imprese dovranno affrontare nel corso del nuovo anno.
“Si tratta – commenta Fabrizio Cellino, presidente di API Torino -, delle conseguenze di una condizione interna al Paese e di quanto sta accadendo nel mondo. Le incertezze dei mercati e delle politiche, l’andamento dei costi dell’energia e delle materie prime, e ora in particolare il costo del denaro generano una sostanziale impossibilità a effettuare previsioni anche nel medio termine e sono tutti elementi che rendono ancora più difficile lo sviluppo o la sostenibilità stessa delle PMI in un momento in cui liquidità e redditività sono già in sofferenza”. Cellino quindi aggiunge: “Di fronte ad una situazione come questa, l’unica strada percorribile è quella dell’innovazione e delle alleanze ma anche delle riforme. Le imprese non chiedono sussidi ma condizioni accettabili per investire e fare programmi di sviluppo e crescita, in definitiva per creare ricchezza e occupazione”.