Misurare l’innovazione?
di Aldo Cossa
Una delle maggiori criticità dei progetti innovativi che possono generare una nuova iniziativa imprenditoriale è il reperire, oltre all’equity, ulteriori risorse finanziarie con cui avviare il progetto e l’attività. Alcuni strumenti sono stati pensati e realizzati. Ad esempio il Microcredito, che nasce però per progetti di microimpresa e difficilmente si adatta a progetti che richiedono investimenti ben superiori.
Il sistema del credito talvolta fatica a trovare il giusto equilibrio tra la tutela del credito accordato e la possibilità di finanziare nuove attività innovative. Uno degli strumenti che maggiormente aiuta gli Istituti ad “assumersi rischi” è senza dubbio la garanzia del Fondo di garanzia del Mediocredito Centrale (Gruppo CDP). Come noto per le start up innovative, il Fondo di garanzia rende disponibile in automatico una garanzia dell’80% sul finanziamento richiesto. Rimane l’aspetto di dover effettuare una valutazione di merito creditizio sul Progetto, sulla sua innovatività, sui rischi e sulle effettive possibilità di successo. Basarsi sullo storico, sul patrimonio dei soci, sulle garanzie reali, sui sistemi di rating bancario spesso rende difficile la valutazione delle start up. Nasce così una nuova norma, l’ ENR-CeRITT 12001:2016 promossa dal MISE sull’indice di innovatività di una impresa e/o di un progetto. Da affiancare agli usuali sistemi di rating poco significativi nel caso di start up, viene introdotto il concetto di indici di innovatività implementati e calcolati secondo algoritmi che soddisfino i requisiti della norma in oggetto.
La norma definisce il concetto di innovazione, gli obiettivi aziendali in termini di innovazione e i meccanismi di analisi e valutazione.
Questo strumento potrebbe rappresentare per gli Istituti di credito una valida alternativa (o aggiunta) ai sistemi più tradizionali di valutazione delle proposte delle start up. La strada è sicuramente ancora lunga ma alcuni segnali fanno pensare che sia quella giusta.
Ad un convegno AICTT, l’Associazione Italiana per la cultura del Trasferimento Tecnologico del 5 luglio, UNICREDIT presenta una nuova metodologia: il Rendimento Tecnologico Aziendale (RTA) per aiutare a realizzare e misurare un “efficace, consapevole, duraturo ed economicamente sostenibile sistema di gestione dell’innovazione”. Si tratta di un sistema che valorizza “l’intangible capital”.
RTA misura la capacità di convertire il know how in risultati economici, la capacità di gestire la conoscenza aziendale e di convertirla in valore patrimoniale, la capacità di utilizzare la conoscenza aziendale a tutti i livelli e in tutti i settori aziendali. L’analisi viene svolta su 4 direttrici fondamentali, 18 argomenti ed elaborando 60 indicatori specifici. RTA potrebbe essere uno dei drive per la valutazione delle nuove aziende, e in particolare delle start up innovative, per offrire una valutazione meno legata ai parametri “tradizionali” e più attenta alla capacità della impresa di innovare.
ENR-CeRITT 12001:2016 Tutto quello che c’è da sapere
L’innovazione
L’innovazione è l’attività deliberata di un’organizzazione (impresa o istituzione) tesa a introdurre nuovi prodotti e/o nuovi servizi, nonché nuovi metodi per produrli, erogarli, usarli. L’innovazione è, in questo senso, intesa come atteggiamento culturale improntato al rinnovamento di prodotti e mercati serviti in una ricerca continua dell’eccellenza. Non deve essere, però, considerata un valore assoluto, con particolare riguardo alle organizzazioni legate alla tradizione, quindi a modelli culturali e comportamentali già messi in atto e sperimentati, che si misurano col passato e che fanno di questo il loro punto di forza.
Nella presente norma con il termine innovazione ci si può riferire a:
– innovazione di prodotto e/o del sistema di produzione;
– innovazione di servizio e/o del sistema di erogazione;
– innovazione organizzativa e/o strutturale. In un contesto sempre più dinamico e complesso, soddisfare con regolarità i requisiti e affrontare le esigenze e le aspettative future rappresenta una sfida decisiva per ogni organizzazione. In tale contesto, l’innovazione può offrire consistenti benefici a un’organizzazione che intende perseguirla, ed è per questo motivo che tale organizzazione va supportata con adeguate tecniche organizzative e gestionali unitamente a un affidabile processo di valutazione della capacità di innovazione da essa raggiunta. Con l’obiettivo di migliorare questo tipo di processo e relative prestazioni, risulta sempre più utile effettuare una misurazione oggettiva della capacità di innovazione maturata dall’organizzazione.
Per un’organizzazione l’adozione di un Sistema di Gestione per l’Innovazione (SGI) è una decisione strategica che può aiutare a promuovere la sua capacità di innovazione attraverso sia la valorizzazione del capitale intangibile sia il bilanciamento delle risorse disponibili, grazie alla misurazione dinamica e oggettiva della sostenibilità e dei benefici dell’innovazione. La definizione e l’attuazione del SGI da parte di un’organizzazione sono influenzate:
– dal contesto nel quale essa opera;
– dai cambiamenti in tale contesto e
– dai rischi ad esso associati;
– dalle sue mutevoli esigenze;
– dai suoi particolari obiettivi;
– dai prodotti/servizi che fornisce/eroga;
– dai processi che adotta nella produzione/erogazione;
– dalla sua dimensione e dalla sua struttura organizzativa. Tra i potenziali benefici per un’organizzazione, derivanti dall’attuazione di un SGI basato sulla presente norma, si annoverano:
– miglioramento dell’efficacia dell’organizzazione dovuto all’adozione di un processo manageriale dedicato, affidato a figure professionali idoneamente formate;
– riduzione dei costi connessi ai progetti di innovazione;
– aumento degli utili derivanti dai progetti di innovazione;
– maggiore competitività nei progetti di innovazione, in termini sia di premialità in accesso a bandi sia di più facile accesso al credito;
– ritorno di immagine;
– patrimonializzazione e incremento del valore, utile nei rapporti con gli azionisti, e in caso di cessione totale o parziale d’azienda, fusione, joint venture;
– criterio preferenziale di selezione dei fornitori e dei partner in progetti di innovazione. La presente norma può essere utilizzata da parti interne ed esterne all’organizzazione, compresi gli organismi di certificazione, allo scopo di valutare la capacità dell’organizzazione di innovare nel continuo, soddisfacendo i requisiti del cliente, i requisiti cogenti applicabili all’organizzazione e i requisiti stabiliti dall’organizzazione stessa.
Obiettivi e pianificazione
L’organizzazione deve stabilire gli obiettivi per l’innovazione relativi alle funzioni, ai livelli e ai processi pertinenti, necessari per il sistema di gestione per l’innovazione. Gli obiettivi per l’innovazione devono:
– essere coerenti con la politica per l’innovazione e il DVI;
– essere misurabili;
– tenere in considerazione i requisiti applicabili;
– essere pertinenti alla conformità dei prodotti e servizi e all’aumento della capacità di innovazione;
– essere monitorati;
– essere comunicati;
– essere aggiornati per quanto appropriato.
L’organizzazione deve mantenere informazioni documentate sugli obiettivi per l’innovazione.
Nel pianificare come raggiungere i propri obiettivi per l’innovazione, l’organizzazione deve determinare:
– cosa sarà fatto;
– quali risorse saranno richieste;
– chi ne sarà responsabile;
– quando sarà completato;
– come saranno valutati i risultati.
Analisi e valutazione
L’organizzazione deve analizzare e valutare i dati e le informazioni che emergono dal monitoraggio e dalla misurazione.
I risultati dell’analisi devono essere utilizzati per valutare:
– la capacità di innovazione dell’organizzazione;
– le prestazioni e l’efficacia del sistema di gestione per l’innovazione;
– se la pianificazione è stata condotta efficacemente;
– l’efficacia delle azioni intraprese per affrontare i rischi e le opportunità;
– l’esigenza di miglioramenti del sistema di gestione per l’innovazione.