Land of opportunities – Felfil
«Abbiamo realizzato una macchina per creare il filamento per la stampa 3D» a parlare è il presidente di FelfIl (“fare il filo” in piemontese) Fabrizio Pasquero, laureato in ecodesign presso il Politecnico insieme agli altri due fondatori della start up altamente innovativa, Alessadro Severini e Fabrizio Mesiano. L’idea della stampante è nata come progetto della tesi che, avviato nel 2015, ha dato vita a FelFil, una start up digitale ospitata dell’incubatore di imprese I3P del Politecnico di Torino. La sua mission è quella di rendere economicamente ed ecologicamente sostenibile il processo di stampa 3D. Un’impostazione che seguendo la strada della quarta rivoluzione industriale consente a chiunque di produrre autonomamente, con il primo prodotto Felfil Evo, il proprio filamento di stampa avendo a disposizione un piccolissimo laboratorio di prototipazione rapida e minimizzando gli sprechi. Una forma di approccio etico al mondo della stampa 3D con l’obiettivo di creare un circolo virtuoso tra produzione di alta qualità e sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Che il progetto Felfil Evo incontri non solo attenzione ma grande interesse e simpatia è dimostrato dal successo riscontrati sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter, (raccogliendo circa 45.000 euro con 102 estrusori preordinati da tutto il mondo e 168 finanziatori), mentre nel 2017 il nuovo piano finanziario, che prevedeva la cessione di quote in cambio di investimenti nella società, ha consentito la raccolta di circa 120.000 euro. Questo con investimenti da un minimo di 500 fino a 10mila euro.
Pasquero sottolinea come «si tratti di un mercato in espansione anche per quello che riguarda il nostro settore “consumer/prosumer”, ovvero la fascia medio piccola rispetto a quella industriale delle grandi stampanti». Insomma un quadro che registra un aumento delle vendita specie verso i laboratori di ricerca che trovano il macchinario, che consente l’autoproduzione del filamento adeguandolo alle varie necessità, di primario interesse.
I tre protagonisti di questo successo dell’innovazione torinese non hanno ancora 30 anni. «Per ora siamo concentrati a sviluppare questa start up e vediamo cosa ci riserva il futuro» e, con orgoglio, ammettono di aver creduto nel progetto fin dall’inizio. Pasquero conclude ricordando come «con la tesi siamo entrati in contatto con il mondo delle stampanti 3d e dei maker (soggetti che amano l’autoproduzione) rimanendo colpiti dal volume degli scarti che si producono, ci siamo così attivati con la nostra innovazione che consente un immediato riciclo».