Industria 4.0, rivoluzione tecnologica e intelligenze artificiali
di Moreno D’Angelo
Sono impressionanti e velocissimi gli sviluppi legati alla rivoluzione tecnologica in corso. Ma chi la gestisce? chi la programma e chi li controlla in un mondo sempre più immerso nel futuro in cui gli schemi saltano come tanti vecchi posti di lavoro?
Oggi è difficile programmare e pianificare anche a medio termine rispetto a un tempo, è però certo che per i travolgenti e continui mutamenti molte lavoratori perderanno il posto e saranno costretti a cambiarlo in un vortice in cui il posto fisso sarà un concetto del passato che i giovani non riconoscono più. Nel mondo delle intelligenze artificiali il futuro è già oggi e i tempi di decisione e programmazione si accorciano con conseguenze che riguardano tutti i comparti sia produttivi, commerciali che sociali. Ma chi governa un processo che vede un algoritmo entrare nel consiglio di amministrazione di una società di Hong Kong, mentre le auto viaggiano a guida autonoma e i robot governano la casa, con intelligenze artificiali sempre più potenti e invasive? Su questi interrogativi e su come sostenere il mondo delle start up innovative si è svolto un incontro presso Rinascimenti Sociali dal titolo “!ndustria 4.0 e intelligenze artificiali”. Insieme al Consigliere regionale Pd Raffaele Gallo, promotore dell’iniziativa, sono intervenuti Emilio Paolucci del Politecnico, Mario Parenti (GammaDonna), Simone Maggi della start up biellese Lanieri e Giuseppe Serrao, direttore dell’Incubatore d’Imprese 2i3T.
Per l’ingegnere Emilio Paolucci del Politecnico di Torino siamo di fronte a una nuova economia già immersa nel futuro in cui s’impone come fattore emergente l’accesso e la gestione dei dati. Dati in costante ascesa che nel 2017 hanno superato tutti i livelli dei periodi precedenti. Da qui il boom di colossi come Airbnb, Amazon, Booking, soggetti che si limitano a intermediare senza produrre e senza investimenti colossali.
Raffaele Gallo: E’ l’innovazione che ci tiene legati alle sfide di fondo e il nostro mondo di piccole realtà difficilmente può sostenere la sfida con i giganti presenti nel resto del mondo senza guardare all’Europa.
Tra le molte luci e tante ombre che caratterizzano il rapporto con l’innovazione nel nostro Paese Gallo, ha ricordato che: «Le nuove generazioni hanno voglia e capacità di mettersi in gioco e fare imprese. Come nel dopoguerra anche oggi per far ripartire il Paese è necessario che la gente si impegni in prima persona e creda nelle proprie idee». L’esponente del pd piemontese, da sempre attento al mondo delle start up e dell’innovazione ha sottolineato come «il ruolo della politica e dell’ente pubblico sia quello di agevolare la creazione d’impresa, non solo attraverso strumenti finanziari ma anche rendendo più semplice la loro nascita e sviluppo». L’ultima idea di Gallo su questo terreno riguarda i brevetti con un bando per favorire la loro protopizzazione, previsto nel Bilancio 2018, che dovrebbe realizzarsi entro fine anno attraverso una linea di intervento regionale di 350mila euro non presente nel piano industriale 4.0. «Abbiamo tanti brevetti di alta tecnologia fermi nelle università, nei nostri Politecnici perché manca il sostegno al prototipo, passo fondamentale per completare il sostegno alla filiera per un reale avvio di impresa». Gallo ricorda come questa sperimentazione, presente in altri Paesi europei ma mai in Italia, serva a finanziare non solo idee ma soprattutto il prototipo ovvero il prodotto realizzato: «Un modo per ridimensionare quella moria di imprese che, nonostante entusiasmo e buone intenzioni, non riescono a vincere la sfida sul mercato non tanto per la non validità dei progetti ma per carenze nel dare gambe e forza al flusso commerciale».
Per il consigliere regionale dem quella dell’innovazione è una sfida che si vince solo a livello europeo, tenendo anche conto dei grandi ritardi persistenti nel nostro Paese sul piano tecnologico: – «Non possiamo certo pensare di poter contrastare da soli i livelli di innovazione e di investimento presenti in Cina e negli Stati Uniti mentre da noi pezzi pregiati del nostro mondo produttivo continuano ad esser acquisiti da soggetti stranieri. Vi è comunque una grande risorsa nazionale: la voglia di creare impresa di tanti giovani e la voglia di scommettere su se stessi». Un discorso che, per Mario Parenti di GammaDonna, riguarda in modo particolare l’imprenditoria femminile ricordando come molte startupper abbiano creato impresa abbandonando precedenti lavori. tradizionali Insomma per scelta e per voglia di creare impresa mettendosi in gioco con il mercato.
Chi governa la rivoluzione tecnologia e verso quale società stiamo andando?
«La vera domanda è chi governa la tecnologia e la politica deve porsi queste priorità – conclude Gallo ponendo un altro filosofico interrogativo: «Ma che società vogliamo? E quanto questi processi inarrestabili sono guidati?».Insomma a Gallo quell’algoritmo in consiglio di amministrazione fa paura ma non tanto fino a quanto l’uomo avrà un pulsante per spegnerlo. Per questo la politica deve avere l’umiltà di ascoltare con attenzione i tecnici per migliorare il suo ruolo fondamentale di programmare e guidare con saggezza e concretezza i processi innovativi secondo linee guida sostenibili. Per questo Gallo pensa che la tecnologia vada applicata alla politica. In tal senso ha sperimentato la tecnologia della “realtà aumentata” applicata ad alcune politiche regionali. Un modo per accompagnare le persone a conoscere in concreto le iniziative della Regione Piemonte attraverso la realtà virtuale.
Nel corso del dibattito è stata sfatata la paura della tecnologia che toglie lavoro. Una paura mai sopita di cui parlava già Bakunin nel XIX secolo di fronte ai pericoli e all’inquinamento delle prime macchine industriali che levavano braccia al lavoro. In realtà come la Germania l’occupazione non è scesa nonostante la diffusa presenza della tecnologia ad alto livello. Certo molte mansioni spariscono, come sono sparite le dattilografe e le stenografe, ma si creano nuove opportunità per le quali occorre attrezzarsi. Nel dibattito a fine conferenza è stata evidenziato come i cambiamenti strutturali nel mondo del lavoro siano tali che gran parte di coloro che oggi studiano e affrontano un percorso formativo in vista di una data professione siano poi costretti a occuparsi di ben altro per le mutazioni che trasformano intere filiere produttive e di servizi con annessi ruoli operativi.
Sul fronte dei ritardi che il nostro Paese registra rispetto ai cambiamenti tecnologici, associati alle carenze sul piano di un’autentica programmazione industriale, è stata evidenziata la ritrosia di molti lavoratori rispetto al ricorso alle innovazioni informatiche, un fatto che certo riguarda meno le giovani generazioni. In tal senso anche i luminari dell’information technology presenti hanno ammesso come i loro figlioli e nipoti mostrino capacità e velocità d’apprendimento rispetto ai nuovi sistemi informatici per loro impensabili.
Lanieri Biella. Una start up tra fashion e tecnologia che parla solo italiano
Nell’incontro torinese “Industria 4.0 e intelligenze artificiali” ha molto colpito il contributo portato dal giovane imprenditore biellese Marco Riva che, con la start up Lanieri, ha realizzato il suo sogno attraverso una sorprendente combinazione tra fashion e tecnologia con un sistema di sartoria di qualità online che parla italiano.
«All’inizio intendevamo prendere le misure nel camerino con uno scanner ma abbiamo dovuto fare marcia indietro perché la cosa non piaceva ai clienti e siamo così tornati al classico metro, mentre per tutto il resto si progetta e lavora a livello informatico con ottimi risultati». In questo modo Riva, con la sua determinazione, è riuscito a legare in modo reale qualità, tradizione (si parla del prestigioso tessile di Biella) e innovazione”, precisando il rigoroso ricorso solo a prodotti italiani.
Con ottimismo lo startupper del fashion biellese non si spaventa e non si lamenta di fronte alla moria di giovani aziende: «Le start up sono ossigeno per il tessuto imprenditoriale e anche se gran parte di loro falliscono in fretta restano sempre le persone pronte a una nuova sfida dopo un’importante esperienza. Si perchè le giovani generazioni sono lontani dai discorsi di posto fisso e per loro è più facile vivere la rivoluzione informatica e tecnologica in corso» conclude Riva.