Mi teleditofoni?
Di Andrea Doi
Presto, molto presto, per rispondere al nostro smartphone basterà un dito. Nell’orecchio.
La “magia” è frutto del lavoro di tre fratelli di origini piemontese, ma nati a Roma: Edoardo, Emiliano ed Enrico Parini.
Loro hanno inventato un bracciale che in pratica diventa un’estensione del cellulare.
Prima il progetto è finito dentro una tesi alla École Cantonale d’Art di Losanna, in Svizzera, poi i tre Parini hanno fondato una start up, la Deed, che ha trovato casa a Torino, all’I3p, l’incubatore d’impresa del Politecnico.
La nuova frontiera dell’innovazione, che tra pochissimo entrerà nel mercato, si chiama “Get”.
Come detto si tratta di un braccialetto, in tessuto, dotato di un microfono. Grazie al sistema bluetooth si collega allo smartphone: quando vibra è segno che è arrivata una telefonata. Il suono all’orecchio viene trasmesso tramite le ossa della mano e quindi il dito diventa una vera e propria cornetta. Tramite la rotazione del polso si può rispondere o rifiutare le chiamate.
Alla fine di febbraio è prevista la prima consegna del prodotto e il museo Maxxi di Roma utilizzerà Get come audio-guida.
«L’ultima parte dell’orecchio interno si chiama coclea. Noi lo raggiungiamo attraverso delle vibrazioni prodotte dal suono, che vengono propagate da Get attraverso la mano, che fa da cassa di risonanza», spiegano gli inventori. «Get permette di controllare i device tramite un’interfaccia invisibile ed intuitiva, in grado di captare i gesti dell’utente per interpretarne la volontà – aggiungono dalla Deed- Con la sua tecnologia basta avvicinare il proprio dito all’orecchio per ascoltare i contenuti e rispondere a notifiche, chiamate o dettare istruzioni tramite comando vocale. Il dispositivo riconoscerà l’identità dell’utente che lo indossa preservandone la privacy e la sicurezza e si potranno effettuare pagamenti contact less».
Il braccialetto è stato testato da più di 11 mila persone ed è stato selezionato tra le 32 migliori idee di start up italiane da Bheroes, l’iniziativa dell’imprenditore Fabio Cannavale e di Intesa Sanpaolo. Tra tre mesi sapremo se Deed potrà riceverà il premio di 500 mila euro di investimento.
Racconta il CEO Edoardo Parini: «Get nasce come progetto sperimentale per la mia tesi di laurea, in Media Interaction Design presso l’Ecal di Losanna in Svizzera, università che eccelle nel campo del design e la comunicazione visiva. Il mio percorso di studi unito alle mie esperienze extracurriculari mi hanno permesso di spaziare e lavorare con aziende e start up che in qualche modo toccavano tutte la stessa problematica: ottimizzare l’interazione uomo-macchina». «Originariamente si trattava di un’installazione interattiva nella quale l’utente poteva accedere a contenuti audio-visivi immergendosi in un contesto totalmente estraneo ai comuni sensi, ma ben presto, mi resi conto che stavo cercando solo un pretesto per utilizzare la tecnologia a conduzione ossea».
Continua Edoardo Parini: «Dal cellulare al computer, siamo costantemente connessi con un’infinità di dispositivi, per non perdere l’ultimo post ed il contatto con gli altri. La soluzione di Get infatti è quella di migliorare e facilitare l’utilizzo che facciamo dei nostri device, permettendo, senza toccare nemmeno uno schermo o un pulsante di rispondere ad una chiamata o chiedere ad interfacce vocali come Siri o S-Voice di indicarci la via per andare al ristorante più vicino con gli amici, il tutto con un semplice gesto e senza altri dispositivi».
La squadra è composta da Emiliano Parini, gemello di Edoardo, che si occupa della parte Comunicazione e Marketing, dall’altro fratello Enrico, che è strategic advisor e consulente. Poi c’è Ludovico Novelli, CTO, ingegnere e sviluppatore dell’EPFL e Andrea Carmignani, business strategy analyst. Ci sono anche Luca Gianfreda, che opera sullo sviluppo del software, Majan Yazdani.
Un prodotto 100% Made in Italy che non avrà un display e neppure un touch screen. Comunque non sarà solo un’estensione dello smartphone: «Get monitora health e fitness. Ha una batteria ad altra prestazione ed un innovativo sistema di trasmissione sonora». Un aiuto anche per le persone con problemi di cecità, ipovedenti o con disturbi al timpano: «Li aiuterà a comunicare in maniera semplice. Inoltre sono in fase di realizzazione soluzioni B2B legate al mondo telco, automotive, sanitario e fintech».
Se a questo aggiungiamo i dati soddisfacenti che arrivano dal mercato dei wearable device, il successo non è certo una chimera. Ad oggi infatti sono circa 275 milioni le unità vendute, per un valore, nel 2016, pari a 28 miliardi di euro, a livello mondiale.
L’80% di questo mercato è composto proprio da device da polso, indossabili e non invasivi.
«Per il periodo 2013-2018 il tasso di crescita previsto è di circa il 210% e circa +80% tra 2015 e 2018».
Non resta che aspettare questa primavera, quando partirà la campagna di crowdfunding, che porterà al lancio pubblico di Get.
Allora potremmo dire che il futuro è a portata di dito.