Editoriale

Il figlio su misura

Il rapporto tra l’etica e la scienza è stato uno dei temi più dibattuti a partire dalla seconda metà del ‘900; ad esempio la scoperta del DNA e il progredire esponenziale del sapere in ogni campo, medicina inclusa, hanno senz’altro contribuito ad infiammare questo dibattito. Tutti ricorderanno gli interrogativi emersi in seguito alla clonazione della pecora Dolly e all’opportunità di poter replicare i risultati ottenuti eventualmente su esseri umani. Non si puà in effetti negare che gli uomini mai come oggi siano in grado di giocare a fare Dio, o forse Mefistofele, in base alle interpretazioni. Ma se fino a pochi decenni fa le questioni bioetiche rappresentavano un orrizzonte temporale che appariva lontano, se non fantascientifico, oggi sembra sempre più necessario comprendere e definire quali debbano essere i limiti da non sorpassare. Se poi si prende in considerazione la cronaca di stretta attualità, l’urgenza diventa ancora più evidente.
Di recente infatti He Jiankui, scienziato cinese esperto di ingegneria genetica, ha annunciato che in pochi anni i genitori dovrebbero poter essere in grado di modificare il DNA dei loro figli prima della nascita, modificando alcune loro caratteristiche fisiche, per poche migliaia di euro. Certo, He è stato anche arrestato e condannato a 3 anni di carcere in patria per “pratiche mediche illegali”, ma il punto è che il momento in cui sarà possibile modificare il patrimonio genetico di un essere umano non è lontano e già si sono sperimentate in tal senso vere e proprie meraviglie della medicina, come topi e altri animaletti immuni dall’HIV. Del resto quasi tutto è legato in un modo o nell’altro al nostro DNA, una sorta di codice in cui è scritto chi siamo e quali sono le nostre caratteristiche fisiche, ma anche la nostra propensione a raggiungere un’età più o meno avanzata e quella a contrarre diversi tipi di malanni.
È strano anche solo pensarci, ma nel nostro futuro potremmo decidere le caratteristiche fisiche di nostro figlio come scegliamo gli ingredienti di un panino del McDonald’s. Il che ovviamente apre le porte ad infiniti interrogativi etici sull’opportunità di utilizzare simili strumenti, che appaiono quantomeno un po’ distopici. Il primo rischio che viene alla mente, oltre a strani effetti collaterali non calcolati dagli scienziati da B-movies, è l’eccessiva uniformazione di una popolazione che rischia di perdere le sue diversità, uniformando tutti secondo un canone di bellezza dettato per lo più dalle mode. Ma anche il divario di possibilità sempre più ampio che si creerebbe tra bambini “ingegnerizzati”, i cui genitori dunque hanno potuto permettersi l’esborso necessario, e quelli “naturali”, destinati ad essere più cagionevoli, meno prestanti, e, in generale, molto più soggetti al caso, è una variabile che deve essere tenuta in conto.
Il potenziale di queste nuove tecnologie, nonostante tutti gli interrogativi ancora da sciogliere, resta comunque evidente e il fatto che a partire dall’ingegneria genetica sia possibile combattere alcune delle malattie più pericolose e per cui ancora non è stata trovata una cura efficace rappresenta un orizzonte che non può non fare gola a chiunque abbia a cuore le sorti dell’umanità.
I prossimi anni saranno cruciali e ci diranno quale sarà la direzione che prenderemo in tal senso, non ci resta che attendere per scoprire quali saranno i prossimi avanzamenti della scienza medica: quel che è certo è che possiamo aspettarci davvero qualcosa di epocale.

Andrea Araldi

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