Come si vince la sfida del clima?
Ormai oltre 1700 anni orsono il filosofo cristiano Lattanzio si lagnava nei suoi scritti del gran freddo ed invocava sulla terra temperature 7 (!) volte superiori a quelle del tempo, che doveva essere peraltro discretamente gelido: sembra che la sorte lo abbia accontentato, non senza una discreta dose di ironia.
Il 2023 infatti è stato l’anno più caldo mai registrato dal XIX secolo, quando gli scienziati iniziarono a misurare ed annotare le temperature onde poterle studiare attraverso il metodo scientifico, e il 2024 si appresta a scalzarlo.
Sembra strano a dirsi da Torino, dove una pioggia più che abbondante ci ha regalato un maggio ed un giugno freschi come non mai, ma chi vive in altre parti d’Italia si trova già da settimane ad affrontare temperature che sfiorano i 40°: mai confondere climatologia e meteorologia!
L’emergenza climatica però non è una sfida come le altre. È una sfida che riguarda l’intero genere umano, aldilà di sesso, etnia e religione, e che, per essere affrontata con qualche speranza di successo, deve necessariamente coinvolgere tutti gli Stati e i loro cittadini.
E questo è un bel problema, anche perché la medicina, come spesso capita, è amara da mandar giù.
Gli unici modi che abbiamo per ridurre le emissioni è diminuire le attività produttive, o quantomeno quelle più energivore, che però portano lavoro e benessere a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, e ridurre l’antropizzazione del suolo, che però viene accolta come una benedizione da chi ancora vive in contesti semi-rurali. Come dar loro torto? È difficile credere che in molti sarebbero disposti a rinunciare ai servizi essenziali che oggi diamo per scontati, come riscaldamento ed una rete elettrica stabile, in nome di un minore inquinamento.
Se non vogliamo trovarci a scegliere tra rinunce dolorose e un clima che potrebbe rendere alcune delle zone più popolate della terra completamente inabitabili, le uniche speranze al nostro orizzonte sono rappresentate dalla ricerca e dall’innovazione.
Sono sempre più infatti le giovani imprese, o startup, che si dedicano a cercare soluzioni, coadiuvate spesso da incubatori universitari e fondi pubblici e privati, per mantenere inalterate le nostre condizioni di vita senza pesare eccessivamente sull’ambiente. È per questo che abbiamo deciso di dedicare questo numero ad alcune realtà innovative che operano sul nostro territorio con l’obiettivo di rendere la Terra un posto migliore per le generazioni di domani, coniugando, appunto, la cura per l’ambiente e l’innovazione.
Andrea Araldi